La forza della stupidità
L’hanno definito “sovrastima delle proprie capacità” ed è l’effetto Dunning-Kruger (dal nome degli autori che l’hanno per la prima volta descritto), cioè un comportamento, causato dal pensiero, frequente e presente in ognuno di noi, che a fare o sapere qualcosa siamo migliori di quanto siamo in realtà. Non sono esenti da questo effetto neanche alcuni premi Nobel, come Linus Pauling (nobel per la chimica e per la pace), che propugnava l’idea che attraverso mega dosi di vitamina C si potevano combattere le malattie, pure il cancro. Dunning e Kruger hanno fatto una serie di esperimenti e osservazioni che hanno portato sempre alla stessa conclusione: le persone non sono quasi mai in grado di giudicare correttamente le proprie capacità.
Stupidità e sicurezza di sé
Un effetto collaterale di questo difetto di valutazione personale è che gli incompetenti sono anche quelli più sicuri di sé. Quelli che non sanno o non sanno fare sono i più decisi nelle opinioni, i più certi delle loro conoscenze, i più ostinati nel mantenere e sostenere la loro posizione. E più si fa notare loro come quello che affermano sia del tutto illogico, più sostengono con forza quanto hanno detto, fino a diventare aggressivi nel difendere le loro posizioni. Come controparte, gli esperimenti hanno dimostrato che una persone veramente esperta tende a giudicarsi molto più severamente di una incapace. Fino ad arrivare, per assurdo, a un punto in cui le persone più informate, avvedute e sagge si percepiscono meno dotate della media. Come afferma Dunning, che insegna psicologia alla Cornell University: “ I competenti pensano che gli altri siano bravi come loro; e che quindi ciò che sanno non sia niente di speciale rispetto al resto dell’umanità”.
Perché sbagliamo nell’autogiudicarci?
Ma quali sono nel nostro cervello le “forze” che ci spingono a una valutazione di noi stessi così errata da farci totalmente sbagliare il giudizio? Gli psicologi dicono che è abbastanza normale: per arrivare a giudicarsi incapaci, sarebbe necessario possedere le stesse capacità che garantiscono un autogiudizio obiettivo e questo è praticamente impossibile. Ritengono che una mente che ignora non è affatto vuota, ma ricca di pezzi e frammenti di informazione, esperienze di altri che sentiamo nostre, discorsi letti o sentiti anni prima. Questi fatti, idee, informazioni e intuizioni sono a loro volta vagliati dal nostro cervello, uno strumento che cerca di dare senso a tutto ciò che vede, sente o pensa, e in particolare al proprio io. E quando il senso non c’è, lo impone, a costo di inserire informazioni scorrette ma in apparenza giuste, che completa il quadro che ci siamo fatti di noi e del mondo. Nella nostra società, sempre più complessa, che sposta risorse e uomini in risposta a credenze popolari senza riscontro, il potere e l’aggressività di coloro che credono di avere sempre ragione potrebbero essere pericolosi e dannosi.
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