L’ansia sociale è una vera e propria fobia per colpa della quale un individuo teme di agire e comportarsi in modo inadeguato in presenza di persone non familiari, di mostrare manifestazioni di ansia, di provare imbarazzo, vergogna, umiliazione, di essere criticata e giudicata negativamente. È una sorta di “vergogna del proprio essere” in pubblico, accompagnata dalla paura di rivelare agli altri i propri sintomi di ansia, ad esempio tremando, balbettando, arrossendo in viso o mostrandosi impacciati nei movimenti.
È infatti un disturbo tipico dell’infanzia e dell’adolescenza, raramente insorge dopo i 30 anni, e spesso viene confuso e definito come semplice timidezza: sono invece l’inibizione sociale o l’angoscia personale a limitare la vita privata e professionale di queste persone, contro la loro stessa volontà.
È uno dei disturbi più incompresi e meno diagnosticati proprio perché si confonde con delle semplici sfumature caratteriali. E invece le persone che ne soffrono sono sempre di più, specialmente nella società occidentale dove le pretese di essere competenti, affabili, responsabili, dinamici, corretti, ironici sono sempre più alte. La pubblicità, i film, i media in genere, ci impongono modelli irrealistici, aumentando in noi paura e insicurezza di non essere all’altezza.
Conseguenze dell’ansia sociale
Nei casi meno gravi quest’ansia sociale può portare disturbi dell’alimentazione, si può evitare di mangiare, bere, o determinare delle vere e propri inibizioni come ad esempio si può evitare di scrivere in pubblico per la preoccupazione che gli altri notino le mani che tremano; mentre nei casi più gravi le situazioni sociali e prestazionali sono totalmente evitate da interferire in maniera decisa sulla vita e sul benessere quotidiano. L’evitamento tende a cronicizzare il disturbo poiché riduce il livello di autostima e alimenta i sentimenti di inferiorità e di inadeguatezza quindi non permette di vivere numerose ed utili esperienze che contribuiscono alla maturità intellettiva e sociale. Per tenere sotto controllo l’ansia e l’eventualità di essere giudicati negativamente, si possono mettere in atto anche i cosiddetti comportamenti protettivi: l’individuo prova a proteggersi da solo, ad esempio non togliendo la giacca per non far notare che sta sudando provocando in realtà un aumento della sudorazione stessa. A breve termini sono comportamenti che possono risolvere il problema, ma in realtà lo peggiorano.
Le persone affette da ansia sociale sono consapevoli di avere delle paure esagerate, ma tendono a non far nulla per potersi controllare generando una sorta di circolo vizioso che in gergo viene definito ansia anticipatoria: si ha paura che si verifichi un determinato esito e avendone paura prima ancora della prestazione stessa di fatto se ne determina il fallimento. La fobia sociale quindi, interferisce con le relazioni interpersonali, con gli studi scolastici e con il lavoro: chi ne soffre spesso ha scarse amicizie ed esperienze sessuali inferiori rispetto alla media; inoltre sceglie, per quanto possibile, attività lavorative che non prevedono una grande interazione con altre persone e se non trattata con terapie adeguata può diventare cronica può dare luogo ad altri disturbi come la depressione o il disturbo di attacchi di panico,o portare all’abuso di alcolici e altre sostanze.
Spesso si distingue tra fobia sociale semplice o generalizzata: la prima quando l’ansia si genera solo in determinate condizioni o situazioni (ad es. quando si deve parlare in pubblico) la seconda quando invece la persona teme pressoché tutte le situazioni sociali.
Come per gli altri disturbi d’ansia, la psicoterapia cognitivo-comportamentale si è dimostrata generalmente molto efficace nella cura della fobia sociale. Le terapie farmacologie con antidepressivi, come anche alcuni farmaci ansiolitici, possono aiutare nella terapia della fobia sociale, anche se, solo la terapia farmacologia, senza quella psicoterapica, presenta elevati tassi di ricadute.