Psicologia dello sport

psicologia dello sportLa psicologia dello sport si occupa dello studio del comportamento umano nel contesto dell’influenza che c’è tra l’attività sportiva e lo sviluppo psicologico. Nonostante l’ampia diffusione di questa disciplina nel mondo dello sport non si è ancora sviluppato un adeguato impianto teorico di supporto. Questo perché, da una parte, la psicologia dello sport è nata su approcci che non hanno mai dialogato tra loro e dall’altra perché si tratta di una teoria che appartiene tanto alla branca della psicologia generale, quanto a quella dell’attività fisica in quanto tale.

Come disciplina nasce all’inizio del 20°secolo negli Stati Uniti,e nell’Europa dell’Est paesi in cui primeggiava l’interesse agonistico, spesso legato a tematiche di carattere politico. Per quanto riguarda la storia europea di questi studi abbiamo una versa e propria data di nascita, il 1920, un fondatore Robert Werner Schulte ed un luogo, l’Accademia Tedesca di Educazione Fisica, in cui si conducevano esperimenti di misurazione delle capacità fisiche e attitudinali nello sport. Nella parte Occidentale dell’Europa grazie alla Carta della riforma sportiva (1930), ci si concentrava maggiormente sugli aspetti ludici dello sport, e venne persino citata la necessità di una “medicina dello sport” basata sullo stato di salute e dedicata ad un miglior esame delle caratteristiche psicologiche dello sportivo,  anziché sulla condizione di malattia e disagio. Sempre nel vecchio continente si diffuse anche un approccio di matrice più analitica, maggiormente focalizzato sulla diagnosi e la prognosi dei tratti di personalità dell’atleta e la correlazione con la pratica dello sport.

In particolare nel periodo del secondo dopoguerra, questo tipo di interessi iniziò a svilupparsi anche oltreoceano, focalizzandosi sullo studio delle variabili ambientali, biologiche, fisiche e sociali, ma anche sulla dimensione  cognitivo-comportamentale dello sportivo e della performance. Spicca l’interesse per i sistemi di pensiero in relazione alle emozioni dell’atleta e si comprende l’importanza delle relazioni entro cui è inserito: squadra, allenatore, società sportiva e famiglia.

In Italia una pietra miliare è stata rappresentata dalla figura del Prof. Ferruccio Antonelli, grazie al suo contribuito nella realizzazione del primo Congresso Mondiale di Psicologia dello Sport a Roma nel 1965. Tuttavia dopo la sua morte, avvenuta nell’anno 2000, la Psicologia dello Sport italiana si è divisa. Infatti, dalla prima Associazione Italiana di Psicologia dello Sport (AIPS), è sorta un’altra società, la Società Italiana di Psicologia della Sport (SIPsiS), creando di fatto una frammentazione a scapito dei professionisti del settore. Attualmente in Italia non esiste un albo ufficiale dei professionisti abilitati alla pratica della Psicologia dello Sport e nemmeno una definizione chiara dei requisiti richiesti per farlo, ciò alimenta il pregiudizio che spesso subisce oggi chi opera nel campo della Psicologia dello Sport; presentandosi l’occasione di lavorare in ambito sportivo, senza le competenze adeguate, si va incontro, oltre all’inevitabile “esonero” anche all’irrigidimento delle società sportive, che, successivamente, si rifiutano di assumere altri “psicologi dello sport”.

Al momento, è un professionista che ha effettuato una serie di studi accademici e che ha, pertanto, conseguito delle competenze ed un titolo riconosciuti, che non cura il corpo ma allena la mente degli atleti che affianca, che si interessa spesso dello sviluppo di interventi con allenatori, atleti e gruppi, spaziando dallo sport di alto livello allo sport per tutti, dai bambini, agli adulti e agli anziani. Può lavorare con gli enti locali e le organizzazioni sportive allo sviluppo di politiche di promozione dello sport praticato dai cittadini e nel monitorare sul territorio l’impatto di questi interventi.

Principalmente i suoi obiettivi sono:

  • Offrire informazioni sui fattori psicologici dello sport;
  • Migliorare l’apprendimento dello sport;
  • Aiutare i giovani a maturare con lo sport;
  • Preparare un programma di preparazione mentale personalizzato;
  • Effettuare consulenza;
  • Conoscere ed utilizzare le dinamiche di gruppo;
  • Eseguire una valutazione psicodiagnostica;
  • Mirare al benessere psicofisico per ogni fascia di età.