Winter depression: semplice desiderio di primavera?
L’inverno per molte persone è sempre un periodo molto difficile che viene superato ed affrontato con molte difficoltà. I primi disagi, che più passa il tempo più diventano problematiche vere e proprie, iniziano a sorgere già con la fine dell’estate quando le giornate iniziano a diventare più fresche, e soprattutto quando iniziano a diminuire le ore di luce. Aumentano in proporzione, ansia, pensieri ossessivi e paure.
L’insieme di questi problemi è conosciuto col nome di “depressione invernale” e caratterizza periodi più o meno lunghi in cui tutto sembra più difficile da affrontare come se all’inverno corrispondesse un’automatica chiusura della personalità, un’involuzione della vita sociale.
Questo collegamento tra variazioni climatiche e cambiamenti umorali è stato oggetto di numerosi studi e ricerche scientifiche che hanno condotto all’individuazione di una serie di sindromi riconosciute che migliorano proprio con l’inizio delle giornate più calde: un esempio di queste patologie è il DAS “disturbo affettivo stagionale” o “winter depression”, che colpisce ciclicamente ad ogni inizio autunno.
La ricerca ha riscontrato in particolare, che il fenomeno ha maggiore rilevanza con l’alternanza tra le stagioni nella loro doppia fase luce-buio: diminuendo il numero delle ore di luce in inverno diminuisce anche il grado di melatonina che si sprigiona grazie alla attività dei raggi solari e che influenza positivamente l’umore. E’ la luce solare, quindi, a svolgere un ruolo molto importante per chi soffre di DAS perché aiuta ad attenuare stress ed ansia e a favorire il benessere psico-fisico.
Sebbene chi soffra di questi disturbi sia in realtà già soggetto a delle sindromi depressive, gli specialisti riescono comunque a distinguere queste problematiche grazie ad una sintomatica particolare:
- Sbalzi d’umore
- Frequente sonnolenza, o insonnia
- Bisogno di mangiare carboidrati
- Aumento di peso
- Scarsa concentrazione
- Irritabilità
I sintomi più frequenti sono i disturbi del sonno, che nella maggior parte dei casi si traducono in ipersonnia ovvero la necessità di aumentare le ore di sonno.
E nonostante si tratti di una sintomatologia riconoscibile e ben studiata, non ne sono ancora chiare le sottobasi biologiche e questo non può permettere l’inserimento di questa problematica all’interno di una categoria separata rispetto a quella più generale dei disturbi umorali dei quali però quella dei Das può sembrare di fatto una sottocategoria con le sue particolari modalità di presentazione e decorso.
Proprio in virtù di questa difficoltà nella ricerca della causa biologica del disturbo, si pone spesso l’attenzione ai fattori della personalità, più prettamente psicologici, relazionali, sociali e personali. Ed è proprio in relazione al vissuto, alla sfera personale, che si può consigliare in maniera più efficace la modalità di risoluzione. In questo caso è molto utile seguire una psicoterapia, soprattutto se cognitivo-comportamentale che insegna delle strategie di coping e di gestione delle emozioni per affrontare i momenti più difficili e tristi.
Alessandro Centini
Psicologo-psicoterapeuta
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