La felicità si può apprendere

Think positive, do not negative, colorful words on blackboard

La felicità, secondo il sociologo Zygmunt Bauman,  consiste nella capacità di superare le difficoltà. Secondo alcuni psicologi è sia l’emozione momentanea che proviamo quando stiamo bene, sia le serenità più duratura che deriva dal sentirci realizzati. Fortunatamente la felicità è uno stato d’animo che non ci viene da chi sa dove, ma si può apprendere con un po’ d’impegno. Quindi anche chi ha la nuvola di Fantozzi sempre sulla sua testa può farcela.

Bisogna dire che alcuni tratti della personalità favoriscono la propensione alla felicità, ma al massimo per il 40%, il resto dipende dalle scelte personali e dall’atteggiamento mentale. Due caratteristiche importanti delle persone felici sono la capacità di decidere a che cosa dedicare più tempo nelle nostre giornate  (fare soprattutto cose piacevoli) ed essere ottimisti. Alcune ricerche mostrano che l’ottimismo allunga addirittura la nostra prospettiva di vita.L’ottimismo però deve essere realistico, perché vedere tutto rosa può far sottovalutare i rischi o illuderci di qualcosa che non esiste. Infatti se il pessimismo è così diffuso è a causa di un retaggio evolutivo che porta gli esseri umani a ruminare sulle esperienze negative, perché per sopravvivere serve capire ciò che è meglio evitare.

Per diventare degli ottimisti realistici dobbiamo imparare a combattere i nostri pensieri neri quando si presentano, senza negarli (servirebbe a poco), ma sfidandoli con la logica: se per esempio sul lavoro ci sentiamo inadeguati e questo ci fa stare male, proviamo a chiederci su quali basi lo crediamo, se stiamo interpretando in modo sbagliato i fatti, come ci vedremmo dall’esterno. Naturalmente passare dalla teoria alla pratica non è così semplice, e spesso questo lavoro necessita dell’aiuto di una psicoterapia cognitivo-comportamentale. In questo caso un ostacolo è far capire ai pessimisti più incalliti che hanno una visione del mondo distorta.

Per tutti quelli che non riescono a fare questo lavoro e non vogliono intraprendere una psicoterapia alcuni psicologi hanno cercato delle “ricette” che possono portare verso la felicità:

  • Darsi un appuntamento mentale per ruminare sulle nostre preoccupazioni, “ci penserò stasera alle…”: posticipare può aiutare a rendere i pensieri neri meno assillanti.
  • La “scrittura espressiva”: un quarto d’ora al giorno passato a scrivere emozioni ed esperienze e risolvere meglio i conflitti, migliorare l’umore e sentirsi più soddisfatti
  • La “regola del minuto”: quando abbiamo l’impressione di essere sommersi di cose da fare, dobbiamo iniziare con ciò che può essere sbrigato con un minuto, per esempio mandare un email. Anche un piccolo gesto può farci sentire più felici e soddisfatti perché abbiamo fatto qualcosa di concreto.
  • Avere molte relazioni sociali, di qualsiasi genere. Le ricerche invece mostrano che non serve avere necessariamente un partner per sentirsi più sereni.
  • Condividere la felicità e circondarsi di persone che lo sono già. Condividere si, ma non sui social, dove spesso si postano momenti felici per mettersi in mostra e non per gioire realmente insieme agli altri.
  • Vivere nel posto giusto: il benessere psicologico è più elevato in comunità ospitali che favoriscono i contatti sociali e che siano architettonicamente belli e con parecchi spazi verdi.

Le ricette “facili” naturalmente non funzionano se prima l’individuo non impara a rallentare, prendersi tempi e spazi per sé per capire cosa vuole e cosa lo farebbe star bene davvero. D’altronde una vita felice dove niente va storto non esiste, è un’utopia. Come diceva Bauman la felicità più duratura è quella che arriva dopo aver preso consapevolezza che ci saranno sempre momenti negativi e difficili, ma che attraverso la nostra forza, volontà e capacità potremo riuscire a superare.

Alessandro Centini

Psicologo-psicoterapeuta