Insegnante-alunno: l’importanza di una buona relazione
La figura dell’insegnante è una figura complessa, racchiude in sé una serie di sfaccettature che spesso pongono l’accento soprattutto sulla preparazione, sulle competenze, e su tutta una serie di riferimenti teorici che riguardano la sua formazione. I genitori si informano sugli insegnanti dei propri figli e la frase che viene utilizzata più spesso a riguardo è “sì, è un’insegnante preparato”. Titoli di studio, corsi di aggiornamento, ore dedicate a ideare progetti innovativi, capacità di padroneggiare diverse strategie didattiche, tutto questo fa indubbiamente di un docente un buon docente.
Ma ci si chiede mai cosa può scaturire nel rapporto tra insegnante e alunno a livello umano?
Nella relazione tra insegnante e alunno infatti si trova anche il lato più nascosto di questo tipo di professione, ovvero quello che è difficile da percepire e soprattutto ancora più difficile da imparare e che si instaura al di fuori dell’asse spiegazione-comprensione che caratterizza la lezione frontale in classe e che spesso trova invece riscontro nelle nuove tecniche di apprendimento cooperativo. In questi nuovi tipi di apprendimento, volti sempre di più a sviluppare quella che viene definita “didattica dell’inclusione”, vengono ugualmente raggiunti importanti risultati scolastici e interpersonali, perché si migliorare il livello di preparazione e competenza di tutti gli studenti, sia quelli con capacità e rendimenti scolastici deficitari, sia quelli più bravi. Favorisce le relazioni positive tra gli studenti, essenziali per creare una comunità di apprendimento in cui l’altro sia rispettato e apprezzato, e fornisce agli studenti le esperienze interpersonali di cui hanno bisogno per un sano sviluppo cognitivo, psicologico e sociale.
Le componenti della relazione insegnante-alunno però devono andare ben oltre le innovazioni di metodo, volte alla collaborazione e al lavoro di gruppo: sicuramente attraverso dei metodi non esattamente convenzionali, si possono percepire delle sfumature della personalità dell’alunno che magari nella lezione frontale non vengono fuori. Ma per sviluppare nel migliore dei modi quell’empatia fondamentale per instaurare un buon rapporto con la classe bisogna operare un processo di autocritica e autogiudizio. Non è un caso che la relazione con l’insegnante è un elemento che incide molto sul rendimento scolastico, e che soprattutto ha un’influenza pesante sull’adattamento scolastico del bambino.
Questo emerge soprattutto nei primi anni delle scuole elementari, in cui l’insegnante instaura un rapporto molto particolare con i bambini, diventando spesso sostituto dei genitori, deve occuparsi sia dell’insegnamento che della loro cura. Soprattutto nei primi anni di scuola elementare, ogni bambino è profondamente convinto di avere un rapporto privilegiato con l’insegnante e mette in atto una serie di strategie per realizzarlo. Nella fase iniziale della scuola, ogni bambino richiede l’approvazione e ricerca il contatto fisico con quest’ultimo. Con il tempo però anche la relazione con l’insegnante, come quella fra genitore e bambino, può prendere pieghe diverse: alcune possono essere intime e affettuose, altre distanti e formali con conseguenze diverse sul processo di adattamento.
Per questo non è possibile progettare un percorso proficuo senza conoscere realmente i nostri alunni? È possibile calibrare il nostro modo di insegnare esclusivamente sulla base dell’alunno ideale che abbiamo nella testa? Prima di pensare al tipo di approccio didattico, ai contenuti da proporre, alle competenze da valutare è necessario instaurare un ambiente di conoscenza reciproca provando ad affiancare i bambini e i ragazzi, cercando di capire chi sono, tentando di costruire un rapporto di fiducia e di ascolto.
Ci sono infatti alcuni bambini che, per difficoltà emotive o di apprendimento, hanno vissuto la scuola come una sorta di incubo, una macchina trita-autostima che li ha costretti a ore e ore di ripetizioni inutili, risultati scadenti, sensazioni mortificanti che, probabilmente, si porteranno dentro per sempre. Magari con insegnanti ugualmente preparati ma affettivamente disponibili, il loro percorso scolastico sarebbe stato meno disastroso. La grande sfida di un docente è proprio questa: favorire in classe un clima sereno, dove siano banditi i toni arroganti, mortificanti, competitivi e dove tutti, a prescindere dalle proprie capacità e abilità, possano sentirsi accolti.
“I bambini nascono con le ali, gli insegnanti insegnano a volare”
Dott. Alessandro Centini
Psicologo – psicoterapeuta
Scrivi un commento