Problemi coniugali: il potere dei pensieri
Spesso i problemi coniugali sono dovuti ad una cattiva comunicazione che porta a malintesi e fraintendimenti. Per evitarli basterebbe capire che spesso interpretiamo in modo errato i comportamenti del partner e ne esageriamo il significato, creandoci un’immagine negativa dell’altro, che alimenta la rabbia.
Facciamo un esempio: Se un uomo torna a casa dopo un viaggio di lavoro e saluta la moglie in modo veloce andandosene a letto e lei pensasse “Non ci tiene più a me, ormai non mi ama più” diventerebbe molto triste e potrebbe iniziare a tenergli il broncio. Lui, che invece era solo stanco, potrebbe diventare freddo essendo indispettito dal comportamento della moglie e questo porterebbe a quella che in psicologia viene chiamata “profezia che si autoavvera”, cioè l’errata interpretazione della moglie contribuisce a far accadere proprio quello che si cerca di evitare.
Il problema nasce dal fatto che tutti noi abbiamo il desiderio di capire i sentimenti degli altri verso di noi, ma questo si deve basare in larga misura su fatti non osservabili direttamente, poiché questi stati “interiori” sono fuori dalla portata dei nostri sensi. Quindi ci affidiamo a delle inferenze ed interpretazioni, cioè una “lettura” del pensiero degli altri, credendo che siano assolutamente reali ed esatte. Invece, soprattutto se siamo arrabbiati, tristi o ansiosi, è probabile che le nostre interpretazioni dei pensieri e dei sentimenti altrui si basino più sui nostri stati interiori (le nostre paure e aspettative) che su una valutazione ragionata dell’altro. Formuliamo all’improvviso un giudizio fondato su prove debolissime, se non addirittura senza la minima prova, piuttosto che prendere in considerazione spiegazioni alternative di ciò che vediamo e sentiamo.
Probabilmente non commetteremmo questi errori se avessimo la possibilità di valutare tutte le prove disponibili in una data situazione prima di giungere ad una conclusione. Ma abbiamo raramente il tempo di fare deduzioni accurate, logiche e ponderate. Dobbiamo confidare su un’interpretazione frettolosa, sulla lettura di segni frammentari come una serie di parole, un gesto, un sorriso che traduciamo in informazioni utilizzabili. Per trasformare in qualcosa di comprensibile ciò che vediamo dobbiamo applicare il nostro “sistema di codificazione interpersonale”, che sviluppiamo già in età precocissima. Poiché ci sentiamo più sicuri quando crediamo di conoscere le motivazioni e i sentimenti degli altri su di noi, abbiamo sulle conclusioni che traiamo una fiducia maggiore di quanto non giustifichi l’evidenza. Questo “sistema di codificazione” ha soprattutto il vantaggio di fornirci subito delle spiegazioni, ma ha l’inconveniente di indurci in errore con estrema facilità.
Proprio le interpretazioni sbagliate possono essere fonte di litigi e offese reciproche anche tra i partner più affettuosi e affiatati. Il malinteso è dovuto, nella maggior parte dei casi, a un difetto di comunicazione. Ed è proprio sul recupero di una “buona” comunicazione che si basa la terapia cognitiva-comportamentale, evidenziando insieme alla coppia in difficoltà, le aspettative non realistiche e le conclusioni illogiche e facendoli parlare tra loro, la coppia è aiutata a comportarsi nel loro rapporto con maggiore ragionevolezza e minore ostilità.
Dott. Alessandro Centini
Psicologo-psicoterapeuta
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