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“Bikini blues”: l’ansia della prova costume

 

immagine prova costume

E’ arrivato il momento di godersi le vacanze. Il più delle volte questo avviene in spiaggia. La maggior parte delle nostre giornate di ferie quindi, trascorre senza troppi vestiti addosso!

Ma è possibile liberare del tutto la mente, senza sentirsi a disagio sotto lo sguardo degli altri?

Come facciamo a superare l’ansia che proviene dalla cosiddetta prova costume?

Partiamo col dire che questo genere di disagio colpisce la metà della popolazione italiana e che l’imbarazzo riguarda il fatto di dover mostrare un corpo ritenuto non perfetto, non abbastanza tonico, soprattutto lontano da quello che ci troviamo davanti ogni giorno mostrato dai sex symbol, pubblicizzati dai mass media. Questo disagio viene comunemente chiamato “bikini blues” ed è una paura che colpisce prevalentemente le donne, più inclini ad essere ipercritiche nei confronti del proprio corpo.

Secondo i dati distribuiti da EURODAP, il 33% dei soggetti intervistati definisce il proprio aspetto fisico “preoccupante”, fino a creare un vero e proprio malessere. Questo perché fino al 47% degli stessi ritiene importante, se non fondamentale, il giudizio degli altri.

Questo genere di ansia non sta portando semplicemente a dei cambiamenti nel modo di vivere la socialità, ma anche ad un’inversione sostanziale nell’ organizzazione delle vacanze stesse e a deviare verso mete sempre più lontane dal mare.

Andando a disturbare la scienza, possiamo scoprire che esiste un vero e proprio meccanismo che porta le persone (soprattutto le donne) a vivere con ossessione, frustrazione e anche depressione il momento dello scoprirsi: persino la scelta del costume da bagno ad esempio, diventa un momento che produce stress. Quello che il cervello subisce è una vera e propria separazione dal corpo e lo prende a bersaglio di critiche esagerate e spesso dannose per l’autostima.

Questo processo di auto-oggettivazione provoca una serie di gravissime conseguenze che possono arrivare a sviluppare una vera e propria patologia chiamata dismorfobia per cui il corpo non è visto più nel suo complesso, ma ci si concentra su un singolo difetto o su un immagine esteriore percepita in modo distorto, abbassando il livello di autostima fino ad odiare se stessi.

Ne possono scaturire ovviamente una serie collaterale di problemi alimentari legati al fatto di voler ottenere risultati strabilianti in pochissimo tempo e soprattutto a ridosso dei mesi estivi.

Il consiglio più immediato che psicologi e nutrizionisti possono dare è di prepararsi al meglio alla stagione estiva, attraverso una preparazione che dura tutto l’anno: anche se un’alimentazione corretta e una buona forma fisica, devono essere considerati un obiettivo da raggiungere per il nostro benessere psico-fisico, e non semplicemente per piacere agli altri. E soprattutto, qualora si voglia intraprendere un percorso di miglioramento fisico, bisogna considerare e porsi un obiettivo fattibile confacente alla propria corporatura.

Ovviamente sarebbe più opportuno dilazionare lo stress dovuto ad un allenamento volto al dimagrimento o allo sviluppo muscolare in un arco temporale di almeno cinque o sei mesi, tal che risulterebbe più conveniente provvedere ad avviare la relativa attività nel periodo immediatamente successivo al termine della precedente stagione estiva.

E’ dunque incongruente la scarsa saggezza manifestata da coloro che si dedicano ad una stressantissima e poco produttiva attività nell’imminenza della stagione estiva. Lo è ancora di più quella che ci porterebbe ad avere come modello da raggiungere il corpo che ci viene “sbattuto” in faccia da copertine, siti web, social network.

Alessandro Centini

Psicologo- psicoterapeuta

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